20091014

ultima

avevo intenzione di digitare, di scrivere, magari di parlare. invece è stato tutto più semplice. per prima cosa ho perduto un amico, perchè con lui non ho mai mentito ma non sono mai stato vero fino in fondo. ed ho capito che come diceva Gilles solo le differenze si somigliano, ed io e lui siamo invece diversamente uguali. poi ho perso anche dell'altro. ho perso il vento di una persona che ho annerito precocemente. e ho perso dell'altro. ho perso un regalo piccolo, forse l'ho perso ballando (tutti vorrebbero una morte così). e ho perso dell'altro. ho chiuso a te nota, la porta in faccia proprio mentre hai ricominciato a bussare.

E poi ho scoperto di essere ancora acerbo. sono rimasto il bebè permaloso e geloso del suo biberon. mi sono seduto sul tasto reset ed ho riavviato tutto, ancora e ancora e ancora. perchè non mi interessa se vuoi ricucire una ferita aperta (io non esisto, sono una proiezione). e nemmeno se quest'altro vuol vedere mostre nella città della moda (vai ad ubriacarti in colonne). e nemmeno se non riesco spiegarti che l'odio è retroattivo e che gioco con il mio cappio d'oro tutte le mattine.

hai voluto scivolare nell'adolescenza confusa di nuove geometrie. hai voluto rinunciare a seguire una precisa via, preferendo giustificazioni poetiche e patetiche. hai voluto portarti dietro altre persone fingendo l'ingenuità. (ma come mi permetto io, a parlare) delirio d'onnipotenza di un INTRUSO senza coerenza.

adesso che vi ho eliminato tutti quanti mi rimane solo il coraggio dell'atto finale. quello cattivo che narrano i libri e i film e i telefilm e le anziane sul ciglio della porta. è banale credere nelle grandi cose, è ridicolo cedere alle piccole. è abominevole tener due piedi in una scarpa. perchè valgo entrambe, le scarpe.