20100228

cavalluccio

Quel giorno sentivo il mare al di là delle case. Barcollavo senza ormeggio e danzavo nelle ombre. Ero nei pressi di Pont Morand, da un locale uscivano le note inconfondibili dei Dionysos. Quando bevo vorrei sempre un mare in cui entrare. Molto spesso lo trovo, ma lo vedo solo io. Bernard dice che se una donna non può più essere tua allora lo è stata per sempre. Io faccio fatica a credergli ma di lui mi fido e non posso fare altrimenti. Quella sera, dicevamo, sentivo il mare e non sapevo che da lì a poco sarei rinato in nuove vesti. Tra le foglie cadute fuori stagione al Parc de la Tete d'Or trovai l'indirizzo utopico della mia vittoria. Un cavalluccio marino. Un cavalluccio marino in un parco pubblico, in una grande città. Stecchito e rigido. Trovato da un ubriacone che gioca a fare il poeta o forse da un poeta che gioca a fare l'ubriacone. Ma come è arrivato in quel luogo? perchè si era fatto trovare da me? Il mare c'era. il mare esisteva davvero. Non necessitava più la fantasia. Era un indizio tangibile della sua presenza. C'era solo da migliorarare la vista, nulla più.

I giorni sono passati su ritmi dolci e fuggevoli, orgasmi rapidi, ai bordi delle strade, su di anime sterrate, su vie ancora non tracciate. Io penso a Bernard, al fatto che vorrei ritrovarlo e capire la sua saggezza. E penso a te, che la notte passata mi hai fatto sentire il mare dopo tanto tempo, oltre le corde della mia mondana noia, sotto una luna ingrata e troppo lontana. Nelle orecchie di chi sente senza ascoltare hai fatto tornare la voglia di vivere, ad un corpo senza pretesa hai ridato malizia, con la tua bocca nuova conchiglia, con la pelle mia, fresca a meraviglia.

E' per questo motivo che ho pensato di regalarti proprio quel caro cavalluccio marino, fuori luogo e fuor d'acqua come sempre sono anch'io.